giovedì 13 maggio 2010

Le massacre des Penguins - Go Canadiens!

In seguito alla notte brava dei Totani ma sopratutto all'email ricevuta dal presidente mancato Rasponi, mi sento in dovere di dare la mia versione dei fatti circa gli accadimenti delle ultime 24 ore a Montreal. Ieri, 12 maggio, si giocava la settima e decisiva partita fra i Canadiens di Montreal e i Pittsburgh Penguins. Prima concedetemi due righe di storia. I Montreal Canadiens sono la squadra che vanta il maggior numero di vittorie della Stanley Cup, ben 24, nella NHL (National Hockey League), praticamente la Juve dell'hockey nordamericano (Citaz. Scaffardi). L'unico problemino è che l'ultima l'hanno vinta nel '93. Il torneo prevede una stagione regolare per la Eastern Conference (dove militano i Canadiens) e la Western Conference. Ogni Conference gioca i suoi play-off a fine stagione e le due vincitrici si sfidano infine per la Stanley Cup. Ora, c'è da dire che i Canadiens hanno fatto una stagione pessima, riuscendo solo nel finale a guadagnarsi l'ultimo posto disponibile nei play-off. Ogni scontro dei play-off si svolge al meglio di 7 incontri, ovvero vince chi arriva prima a 4 vittorie, giocando ogni 2 giorni. I Canadiens incredibilmente battono ai quarti di finale gli strafavoriti Washington Capitals per 4-3 con ben 2 vittorie fuori casa, e in semifinale incontrano i campioni in carica, ovvero i vincitori della Stanley Cup 2009, Pittsburgh Penguins. Incredibilmente riescono a vincere tutti i match in casa, arrivando sul 3-3. L'ultimo match, ieri, si è giocato a Pittsburgh, favorita in questo dal pessimo piazzamento dei Canadiens ai play-off. I titoli dei giornali ieri mattina scrivevano cose tipo "Crediamoci almeno un po'", la disfatta era già nell'aria, i Penguins in casa non perdono mai, e sono trascinati dal loro capitano, nonchè capocannoniere della lega, Sidney Crosby, 23 anni, guarda caso canadese della Nova Scotia. Il Toty segue a fasi alterne le 6 partite coi pinguini, l'ultima in casa induce qualcuno a sperare nel miracolo della vittoria esterna finale, ma in città regna lo scetticismo. Toty ieri si concede un doppio a tennis, una sconfitta epocale fra l'altro, e nota che nei campi circostanti, verso le 18.30 non c'è più anima viva. Sono tutti davanti ad un televisore per la partita (inizio ore 19.00). Con calma, Toty torna in downtown e alle 20.10 prende il bus per tornare a casa. Monta sul bus e sente la radiocronaca della partita. Chiede al conducente il risultato. "3-0 per i Canadiens". Incredibile. Allora Toty gli dice "allora vada veloce così vado a casa a vederla, lasci perdere i semafori rossi, tanto per strada non c'è nessuno, sono tutti a vedere la partita". Durante il secondo tempo (ce ne sono 3) segnano il 4-0. L'autista con un sorrisino rilassato si gira e mi fa "c'est un massacre". Ogni donnina ultra 70enne che monta sull'autobus chiede il risultato e gioisce come una 15enne, un'altra signora chiede all'autista di accelerare perchè, come me, vuole vedersi almeno l'ultimo tempo in tv. Per strada gente che già fa festa, un tipo sventolando una bandiera per poco non finisce sotto il bus. Io cauto dico all'autista "Sa, io sono italiano, da noi finchè la partita non è finita nessuno fa festa". Lui mi dice "Ah, siete superstiziosi", "no", dico io, "è che siamo a metà partita, è ancora lunga". Lui non si tasta i coglioni, perchè non è superstizioso appunto, e mi da ragione, ma il sorrisetto resta stampato in faccia.
Per farla breve Toty arriva a casa e guarda il resto del match con la Totyna. I Canadiens battono i pinguini 5-2. E' il delirio. I Totani non resistono a fare un giro in St. Catherine:

Toty e Totyna non esitano un attimo a salire sul carro del vincitore, risultando immortalati in innumerevoli filmati amatoriali di passanti, cantando slogan come "Go Habs go" (diminutivo anglofono di Les Habitants) e il classico internazionale "ole ole ole ole ooole ooole". Toty in mezzo ai festeggiamenti rimembra con un dolce tuffo al cuore l'ultima promozione del Livorno in A, quell'invasione di campo al termine di Livorno-Brescia 3-0:

...
Gente inneggia già alla coppa (manca la finale della Eastern Conference e la finale assoluta) con solgan tipo "we want the cup", altri portano in corteo una coppa di cartone come buon auspicio, gli slogan anglofoni si confondono con quelli francofoni, chi li chiama "Habs", chi "Nos Glorieux" (Citaz. Mordecai Richler), cinesi con indosso magliette di Cammalleri (l'attaccante di origini siciliane) corrono e saltano come dei matti, numerosi slogan tutti per il portiere Halak (percentuale di parate 96%, ovvero il motivo principale per cui i Canadiens sono in finale).
Ad un certo punto i Totani vedono un tizio con un pinguino gigante sollevato a mò di trofeo, poi alcuni teppisti montano su una specie di rimorchio dell'immondizia e allora arriva la polizia a cavallo, si avete capito proprio bene, i poliziotti arrivano a cavallo in mezzo alla folla pressata, per farli scendere. Fino a stamani ero in dubbio se scrivere questo post, ma poi il Rasponi mi manda questo link di Repubblica, togliendomi ogni dubbio:


http://www.repubblica.it/sport/2010/05/13/foto/hockey_botte_da_orbi_dopo_la_partita-4028185/1/

Osservate in particolare la foto 9 di 14. Confrontatela con questa:

Falò con bandiera dei Penguins + articoli di giornale che prevedevano una sconfitta scontata degli Habs.
Ok, so già che qualcuno obietterà "poteva essere un altro falò, la foto è tutta sfocata, non si vede niente". Allora guardate ora la foto 14 di 14 e confrontatela con queste:
Confrontate in particolare i cartelli luminosi sul lato opposto della strada, e a quel punto non vi rimarrà alcun dubbio sul fatto che i Totani siano dei teppisti, malati per i Canadiens.

La scorribanda si conclude infine con i Totani mano per la mano in Peel, vicino casa. Ad un certo punto incrociano un gruppo di esagitati, un uomo di colore per simpatia d'improvviso si volta verso di noi e caccia un urlo sovrumano in faccia alla Totyna, del resto qui esultano così, quando non si danno le botte in testa, altra manifestazione di affetto e gioia. La Totyna rischia l'infarto, la risata è generale, compreso il Toty, che però torna immediatamente serio quando la sua metà si volta a guardarlo incredula. Quando da piccini ci dicevano "Se non fai il bravo arriva l'uomo nero"...

sabato 8 maggio 2010

Un tranquillo week-end...coi cani da slitta!!! - Parte II

Eravamo rimasti alle chiacchiere intorno alla stufa, dopo cena, nella baita sperduta nel parco di Mont-Laurier. Katia, una ex-poliziotta ranger-guida-guardia forestale ecc....ci elenca tutti gli animali presenti in zona: i nostri amatissimi castori (impossibili da vedere in inverno, poichè lo passano nella "casa", eccetto rapide scorribande per attingere alle provviste di cibo, ma il tutto sotto la crosta ghiacciata dello stagno che si costruiscono tramite dighe), alci, cervi, orsi neri e lupi. Ci spiega che gli orsi escono dal letargo proprio in questo periodo (fine marzo), e quando lo fanno, per il primo mese circa osservano una rigorosa dieta vegetariana. Vi chiederete perchè. Lo so, gliel'ho chiesto anch'io, e la risposta ha dell'inverosimile. Dopo aver dormito quasi tutto l'inverno, mangiando pochissimo, l'orso ha l'apparato digerente "bloccato". Beh, in realtà è un eufemismo, Katia ha proprio detto che hanno un tappo al culo che gli impedisce...beh insomma avete capito (lungi da me il voler essere scurrile!!!). Quindi hanno bisogno di vegetali per sbloccare la situazione. Ora, il problema è che quest'anno ha cominciato a fare "caldo" molto presto, gli orsi sono usciti dal letargo in anticipo ma ancora di foglie e piante verdi in giro nemmeno a parlarne. Ci sono le loro prede di sempre, ma se le mangiassero peggiorerebbero ancora di più la situazione del tappo intestinale...e allora? Katia non ha risposta, a parte prevedere una considerevole morìa di orsi...la natura a volte è spietata. Poi le chiedo se davvero ci si potrebbe imbattere in qualche lupo, e allora lei mi dice che in inverno non ne ha mai visti in giro nella foresta, ma solo...nelle TRAPPOLE!!! In che senso trappole? Katia in tranquillità ci dice che caccia, e non solo col fucile, ma con le trappole, quei simpatici marchingegni che a volte fanno sì che l'animale soffra per giorni e giorni prima di morire dissanguato o di fame. Figuratevi la reazione della Totyna ambientalista-animalista. Ma non è finita qui. Quali altri animali cacci Katia? Beh, i castori, le alci, i cervi, tutti! I castori??? E lei : "certo, l'hai mai mangiata la carne di castoro? E' davvero molto gustosa, veramente, dovreste provarla. E poi del castoro si vende la pelliccia.". Allora Toty, che cerca come sempre di stemperare gli animi, chiede se vi sia qualche forma di regolamentazione per il numero di capi da poter abbattere durante la stagione della caccia e Katia spiega che nel parco, come in ogni altro, si tiene il conto del numero medio di animali per specie, e in base al conto ogni hanno viene concesso un certo numero di license: ad esempio l'ultimo anno era consentito ammazzare un alce ogni 3 cacciatori, quindi si creavano questi gruppi di cacciatori che insieme potevano uccidere un solo alce, aiutandosi a vicenda. Sorvolerò sui dettagli con cui ci ha descritto come pulire le viscere di animaletti della stazza di un alce o un orso, il tutto chiaramente a mani nude. Poi Katia ci spiega che spesso per cacciare passa le notti nella foresta, dormendo all'aperto, sciacquandosi di tanto in tanto con l'acqua di fiumi, laghi ghiacciati... figuratevi che quella notte ha dormito fuori dello chalet con 2 cani!!! Lei dice che nello chalet con la stufa fa troppo caldo...vi ricordo che fuori ci sono i laghi ghiacciati! Eccone le prove:

Il prossimo filmato, preso direttamente da Rieducational Channel, vede Katia protagonista di una sottile spiegazione sulla procreazione canina:


Insomma, questa Katia ha uno stile di vita così animalesco che anche il fidanzato si lamenta del fatto che fra gite coi cani, caccia ecc. lei dorma nella foresta circa 200 giorni l'anno...
Ecco quella specie di divanetto (fuori dallo chalet) su cui Katia dormirà quella notte bella abbracciata a 2 cani:

Per avere un'idea della temperatura esterna, notate com'è vestito Scarface. Già, Scarface... l'indomani mattina lui e la sorella giocano allegramente fuoi con dei ramoscelli, intorno a loro ci sono un paio di cani sciolti, fra cui l'husky che vedete sul divano. Qualcosa andrà storto, e la natura decide di punire il bambino iperattivo con una cicatrice in volto che gli ricorderà per il resto della sua vita che con la natura non si scherza...specialmente in Canada! Lo so, è una storia triste, ma del resto poteva finire anche peggio, dopotutto il bambino è ancora vivo, e del resto qui la natura è davvero spietata.
A questo punto, riassumiamo con ordine i vari protagonisti del tranquillo week-end:

Fabrizio il siculo, accanto ad uno smagrito Toty.

Sebastien il francesino smilzo.

Babbo franco-canadese con Scarface in fin di vita nella slitta e sorella. In particolare in questa foto potete osservare come la carovana di slitte eviti di passare sul lago ghiacciato a causa della temperatura tropicale (più di 5°C quel giorno).

I Totani in coppia pronti a partire con la loro slitta.

Ancora Fabrizio e Sebastien, mentre uno dei cani della loro slitta scatta la foto in modo impeccabile.




Giovani livornesi e non si divertono in slitta.



In questo filmato è condensata tutta l'essenza del Canada...



Toty e Totyna alle prese coi lavori forzati...
Ed infine una bella foto di gruppo!


Ehi un momento, ma manca Scarface...


Il bambino era rintanato in auto, solo con la sua cicatrice in volto, ma tuttavia sorridente...ci saluta dal vetro, ignaro dell'esistenza da gangster che lo attende a causa del trauma di cui è stato vittima.

sabato 17 aprile 2010

Un tranquillo week-end...coi cani da slitta!!! - Parte I

All'inizio di Febbraio un "collega" dell'INRS, Fabrizio il siculo, chiede al Toty se gradirebbe passare un grazioso week-end in un posto sperduto nella foresta in una riserva chiamata Mont-Laurier (al solito, saranno i soliti 237m che qui chiamano "monte"), partecipando ad una gita in slitta trainata dai cani...CANI??? Ma a me mi stanno sur cazzo i cani! Vero Berrettini? Ero terrorizzato anche da Camilla, il barboncino di Gabri, che puntualmente ogni volta che entravo in casa sua mi ringhiava con ferocia inaudita fin dall'ingresso. Però cazzo, mi dico "ma ci pensi il Wamba cosa direbbe?". Lo so, ormai c'ho la fissa, ovvero un'ansia da prestazione incontrollabile nei confronti del caro Wambapà. Come faccio a tenere un blog sulle nostre avventure in Canada, come faccio a ostentare il fantastico inverno canadese, e poi rifiutare l'invito per la gita coi cani da slitta? E infatti non potevo, e quindi con più di un mese di anticipo prenotiamo il grazioso week-end...
Di tutte le decine di persone che dovevano unirsi alla comitiva, alla fine rimaniamo solo in 4: Fabrizio "niende saccio", Sebastien il francesino, Toty & Totyna. Il programma è arrivare nei pressi della riserva il sabato all'ora di pranzo, con le slitte farsi una quindicina di Km nel bosco e arrivare così ad uno chalet su un lago in cui passare la notte, solo però dopo aver provveduto alle varie mansioni per garantire la sopravvivenza dell'allegra comitiva. L'indomani mattina, salutare colazione allo chalet e ritorno con le slitte per l'ora di pranzo.
Quindi la mattina di buon'ora ce ne partiamo da Montreal con la nostra macchina a noleggio (Discount car, ovvero miseria) e dopo 3 ore siamo a destinazione: un'allegra fattoria in prossimità del fiume Laurier (tutto in zona si chiama Laurier, c'è Rue Laurier, la Rivière Laurier, Lac Laurier, il Mont-Laurier, anche la famosa varietà di acero-Laurier, la padrona della fattoria sono sicuro che da ragazza faceva Laurier...) con tanto di cavalli che vagano allegramente nella loro merda, fienile in legno, e i cuccioli di husky d'appertutto...


Ecco, così piccoli piacciono anche al Toty, che non vede proprio il motivo pe cui poi dopo debbano crescere e diventare tanto minacciosi...
Dopo essersi procurati gli scatoloni con le provviste e il necessario per i letti, paghiamo la cifra considerevole pattuita per il w.e. e sempre in auto raggiungiamo il punto di partenza in cui si trovano già cani e slitte. La mappa che ci consegna la titolare dell'impresa mi ricorda quella di Willy l'Orbo nei Goonies, con tanto di pesciolini disegnati laddove scorre il fiume e campanile con croce: costeggiate il fiume e prendete il ponte di legno sulla sinistra (di legno? ma la regge la macchina???), fate 0.8 Km (o 740 passi, a scelta) poi dopo la chiesina girate a destra, fate 10.4Km di sterrato (e se si fora?) e siete arrivati. "C'è un parcheggio vero?". Povero illuso, la macchina la lasci a bordo strada incastrata nella neve, sperando che nel frattempo si sciolga...
Arrivati sul posto ci presentiamo con la nostra guida, Katia, praticamente la versione Ranger di Wonderwoman. Scopriamo di far parte di una carovana di 5 slitte in tutto così ripartite: Katia+provviste, Fabrizio+Sebastien, Babbo di famiglia franco-canadese + i 2 figlioli, Toty+Totyna, Mamma della famigliola franco-canadese. Prima della partenza Toty chiede il permesso di portare la chitarra, e Katia spocchiosamente rifiuta dicendo che i cani sono suoi e non vuole sovraccaricarli inutilmente. E' vano spiegarle che la chitarra pesa tipo non più di 3Kg, e il Toty ci resta molto molto male...
Inoltre Toty nota che i cani sono ancora tutti attaccati per il collare ad una catena fra gli alberi, quindi ne deduce che la comitiva non è ancora pronta per partire, e attende paziente che Katia e il compare di lavoro attacchino i cani alle rispettive slitte...ma che succede? Katia comincia a spiegare rigorosamente in Francese come si fa ad infilare l'imbracatura ai cani e come li si attacca alle slitte...Toty suda freddo...sembra che ognuno si debba preoccupare dei 6 cani della propria slitta...la disperazione del Toty è totale (scusate il gioco di parole). E' terrorizzato dai cani adulti fin da piccolo, ma con un atto eroico prende il primo cane della sua vita strizzandolo fra le gambe e comincia ad infilargli l'imbracatura facendogliela passare per le zampe...poi lo porta a forza nel punto in cui attaccarlo ai 2 moschettoni collegati col cavo attaccato alla slitta...e ce la fa!!! Chiaramente nel tempo necessario al Toty per l'intera procedura più il tempo per ripigliarsi, Totyna ne attacca 3 o 4 con grida di gioia e giubilo. Alla fine Katia dà un'occhiata alla nostra slitta e mi dice che ce ne manca da attaccare ancora uno: GIULIUS. Giulius scopro essere non un husky ma un Groenlandese, ovvero una razza più grossa, ed infatti Giulius risulta essere il cane più grosso di tutta la comitiva (che culo eh?) e per stessa ammissione di Katia, un vero e proprio "monster"... "Ok, oggi è un giorno storico per me, ho toccato un cane e l'ho legato ad una slitta, ma con Giulius non posso farcela, ho bisogno di aiutooooo". E così Toty chiede assistenza a Fabrizio, che coi cani se la intende proprio, ma alla fine si rende conto che Giulius è proprio il classico "grande grosso e coglione" che si fa legare senza opporre la minima resistenza come un pupazzone. Tutto è pronto per la partenza, a parte i cani della slitta di Fabrizio che strappano il gancio e si avviano senza slitta prima del tempo. Risolto il problema tecnico partiamo, una slitta per volta, Totyna sgancia la corda dall'albero, Toty monta sul freno della slitta cercando di tenere un minimo a freno i cani che inizialmente sembrano davvero tarantolati, e la gita inizia!
Nella prima mezz'ora i due Totani prendono dimestichezza col mezzo testando i vari ordini per i cani (in realtà 2: "hop" per partire, "stop" per fermarsi...), scoprendo che in realtà per farli fermare bisogna montare di peso sul freno (dei ganci che in senso contrario si conficcano nella neve ghiacciata al suolo), e scoprendo anche che bilanciando opportunamente il peso sulla slitta si può evitare di finire fuori strada o cadere. Le cadute nella prima mezz'ora sono 2, il Toty eroicamente rincorre una volta la slitta e si attacca con le mani al freno (che è da usare coi piedi) venendo trascinato ventre a terra per metri e metri dalla foga delle simpatiche bestiole...
La caduta più spettacolare resta tuttavia quella del babbo franco-canadese che coi due bimbi cappotta la slitta fuoripista. Fortunatamente i tre non si fanno niente e con l'aiuto di due maschioni fra cui il Toty (ok, un maschione e mezzo) riescono a raddrizzare la slitta e a ripartire.
A questo punto spazio ai contributi filmati:





A circa metà strada, ci troviamo di fronte a un bivio, a destra la strada è meno "battuta" e si rischia di sbattere con la slitta contro le radici di alcuni alberi, a causa delle curve strette del sentiero. Entrambe le strade conducono alla meta, e Katia, la GUIDA, vorrebbe prendere a sinistra. Peccato però che i cani decidano di andare a destra. Sono loro la vera GUIDA! A questo punto, visto che ogni slitta si stampa puntualmente sulle radici, dopo essere riusciti a farle passare tutte, alzandole talvolta di peso, ci prendiamo una pausa più che meritata. Totyna ne approfitta per memorizzare TUTTI i nomi dei cani della nostra slitta, più svariati altri, tant'è vero che ha recentemente caricato le foto della gita su Facebook taggando anche tutti i cani...che passione!

In questa foto (da sinistra e da primo piano): Chemin, Noir, Vanille, Chinook, Totyna, bambino Scarface (a seguire il motivo del nome), mamma di Scarface. (Rimuovi Tag).

Totyna fa le feste a Vanille (o è il contrario?).

Da sinistra: Scarface, Mamma di Sc., sorella di Sc., Babbo di Sc., Katia-la donna da un milione di dollari.

Totyna fa le feste a Milka.
La carovana poi riprende e dopo un'oretta e mezzo di viaggio finalmente eccoci giunti al confortevole chalet...

Beh la struttura non è male, ed il posto è molto bello, a cavallo su una strettoia che collega due laghi, quasi completamente ghiacciati. Peccato che però manchi l'elettricità (lampade a olio), l'acqua potabile (lago!!!) ed ogni fondamentale norma d'igene. Wamba ti ricorda qualcosa vero? Appena arrivati Toty ce la fa malapena a mangiucchare un po' di riso ai funghi, un pezzetto di frittata e uno di panettone (tutta roba portata da casa, grazie al cielo) prima di cominciare i LAVORI FORZATI. 1) Raccogliere con i secchi N litri d'acqua dal fiume, parte della quale da bollire per il nostro fabbisogno alimentare e parte della quale andrà mischiata col pastone da dare ai cani. 2) staccare ogni cane dalla slitta, attaccarlo alle apposite catene in prossimità del rifugio e mettere a posto la slitta. 3)preparare il pastone dei cani. 4) cucinare (zuppa liofilizzata e "patè chinois", ovvero un piatto povero che davano ai cinesi ai tempi di quando costruivano le ferrovie, a base di patate e macinato, giuro che è tutto vero). 5)occuparsi del fuoco per la stufa. 6) distribuire il pastone a tutti i cani a notte inoltrata con le torce (Toty si rifiuta e consegna la sua lucina da fronte per pescare alla Totyna per l'impresa). Ecco un'immagine carpita dal Toty raffigurante Fabrizio, ormai allo stremo delle forze, al 18esimo viaggio dal lago allo chalet con un secchio d'acqua che, dopo essere stata bollita e filtrata, sarà ottima da bere (filtrata=passata per un cencio con cui Katia fino a 5 minuti prima puliva la cucina). Il siculo si fa impunemente aiutare dai due bambini, tale è la sua disperazione. Il Toty finalmente capisce il senso di questo week-end: in Canada una vacanza si intende così: paghi un casino di vaini per farti un culo come una mània di 'appotto!!!

E ora la tragedia: il pastone dei cani viene preparato con carne fresca. E' molto semplice, si maciulla un animale a scelta (o un uomo) a accettate fino a ridurlo come il macinato, dopodichè lo si mischia con acqua calda fino a far diventare il tutto una gustosa zuppa:

La scena è davvero straziante, il babbo franco-canadese giace esausto a terra dopo l'operazione, ancora visibili sono le accette con cui ha operato a 2 mani. La vittima è tutt'ora ignota.
La cena si consuma poi nello chalet, vicino alla stufa su cui viene abbrustolito anche del pane:

Durante la serata a lume di lampade a olio i discorsi affrontati sono stati molti, fra cui numerosi aneddoti sullo stile di vita della nostra guida Katia, che però rimanderò alla prossima puntata...

mercoledì 10 marzo 2010

Raduno Italiano a Morreale - post express

Evviva l'8 Marzo, evviva la Festa del Maschilismo, evviva le donne che un tempo si facevano solo un culo così nel tenere la casa e nel crescere i figli e che ora invece si fanno un culo così nel tenere la casa, crescere i figli e lavorare con contratto cocoprò, dove chiaramente il "prò" è un'onomatopea dell'inculata che la rivoluzione femminile nasconde al suo interno. Menomale che questo è un paese serio e qui di festa della gnocca non vogliono nemmeno sentir parlare. Quindi presumiamo che sia un caso, aver organizzato il concerto di un famoso musicista italiano proprio l'8 Marzo. La band si presenta sul palco nella sua formazione rigorosamente composta da 7 maschi: c'è il percussionista nascosto dal pulpito kitsch, c'è il chitarrista anche lui lì dietro col suo look annni '30, c'è il trombettista che pare l'unica persona normale, anche se vestito da capotreno, poi c'è il contrabbasista, un pensionato che non vede l'ora si salire ai piani alti del palazzo del jazz per andarsene a letto, dopodichè arriviamo all'uomo tuttofare, uscito direttamente da un film sulla guerra di secessione con le sue basole bianche, esperto suonatore di theremin, vibrafono, e altri 100 strumenti/utensili provenienti da tutto il mondo. Poi c'è Lui, con le sue giacche, giacchette, cappelloni, cappelletti, capelli pochi, barba lunga ma rada quasi come quella del Toty, e un carisma come non se ne vedeva da tempo su quel palco. Due parole anche sul pubblico: la domanda di rito è stata "ma ci saranno più italiani o gente del resto del mondo?". Difficile dirlo, anche se in giro di italiano se ne sente parecchio prima dell'inizio del concerto. Un altro fattore ci può aiutare a riconocere gli italiani "puri", il linguaggio del corpo. Qui tutti ci scherzano sostenendo che parliamo gesticolando molto e con le mani a conchetta del tipo "ma caa voi?". E allora ecco un italiano verace catturato dalla digitale di Fabrizio, nostro salvatore, che non solo arriva in anticipo prendendoci il tavolino in prima fila, ma si ricorda anche di portare una macchina fotografica, una mezza schifezza digitale è vero, ma pur sempre una macchina in grado di immortalare la serata.

Tipico italiano con la mano a conchetta mentre dice "ma ghe stai a dì".

Ah già dimenticavo, poi c'è il settimo elemento, il mago/trampoliere/illusionista/cercatore d'oro del Klondike, con tatuaggi sparsi su tutto il corpo che lui mostra fieramente fra un numero patetico di carte e uno con le palline o la sigaretta accesa che si vede benissimo dove e quando la nasconde. Sul petto ha tatuato "TATA' ", mentre sulle chiappe non ricordo. Ha anche il dente d'oro in bella vista, che mostra ad ogni risata. Sui trampoli cade anche in mezzo alla gente. I più vicini sudano freddo. Tutto questo però crea l'atmosfera per quello che più che un concerto è stato un viaggio di un paio d'ore in quel mondo di personaggi fantastici, artisti di strada e da circo, legati a varie storie e favole del passato, di un mondo che fu, quello dei cercatori d'oro appunto, o quello dei maghi, degli amori finiti bene o di quelli senza tante pretese, un mondo semplice in cui sognare è la normalità, in cui ogni personaggio è rigorosamente non-realistico, in cui i cappelli da uomo sono solo bombette o cilindri o in stile anni '30, '40 o '800. Credo che questo musicista abbia fatto fortuna perchè ha avuto l'intuizione che in questo mondo c'è tanto bisogno di sognare, di evadere dal quotidiano, e c'è bisogno di farlo a cuor leggero, pensando ad un bel chiaro di luna, col sottofondo di un bello strumento vecchio e impolverato, magari a manovella, stringendo a sè la/l' donna/uomo amata/o, ballando insieme al ritmo di un tango, o una pizzica, una mazurka, una tarantella, sognando quel mondo senza tanti problemi, se non la paura di essere contagiato dal ballo di San Vito. E allora lo show ha inizio, c'è lui che canta e che trasmette tutta la sua energia, la voglia di suonare e di far divertire, la voglia di essere acclamato anche, come ricorda spesso mettendosi in posa stile Hulk Hogan come a dire "questi applausi non li sento, potete fare di meglio". Lo stesso gesto fatto da un altro mi starebbe proprio sul cazzo, ma lui lo fa con affetto, con gli occhi che ridono, e allora non puoi non accontentarlo. E' venuto qui a Montreal per far sentire gli immigrati italiani un po' meno immigrati, la gente come noi un po' meno lontana da casa, un po' meno sola, ma è venuto anche per far conoscere a qualche francofono un po' più aperto di vedute la sua musica, la sua capacità di creare atmosfere sognanti e anche un po' infantili a volte, unendo una musica creata apposta per essere unita a quella tale maschera, o per essere cantata con quel cappellino che fa tanto New Orleans stile Charleston, e sopratutto nata per essere cantata con quella voce, coltivata con tanta cura a son di alcohol e sigarette. Non è stato un concerto, è stato un circo di emozioni, un turbine di dolci ricordi mai avvenuti, durante il quale mi sono dimenticato in che città ero, in che paese ero, come ero vestito, che stagione era, cosa ci facevo lì.

Per chi non l'avesse capito, Vinicio Capossela.

Durante la serata parla a sprazzi francese (inizialmente leggendo, poi continuando a braccio), inglese, italiano. A volte, ad una battuta in italiano, sulla quale nota che solo il nostro tavolo e pochi altri ridono, chiede ausilio agli italiani presenti per tradurre in francese. Ci tiene a farsi capire. Solo che il Toty ad esempio, come si dice "annegare" in francese proprio non lo sa. Ok, nemmeno in inglese.

Da sinistra: l'uomo della guerra di secessione, Vinicio, e il mi nonno al contrabbasso.

Il secondo da sinistra è il cercatore d'oro. Solo l'occhio nero FORSE è finto. E poi, anche se fosse TUTTO finto, chissenefrega!

Infine c'è stato il dopoconcerto, durante il quale Vinicio si immola in una foto con la Totyna. E' lei l'intenditrice di Vinicio, è lei che ringrazio per avermi portato a vedere questo spettacolo per orecchi, occhi, cuore e animo.


mercoledì 24 febbraio 2010

Totyna's birthday!!!

L'inverno di Montreal come abbiamo detto, non delude le attese, almeno durante il periodo delle vacanze natalizie, regalando alla Totyna per il giorno del suo 22esimo compleanno (2 gennaio) un bel po' di neve, ovvero divertimento e spettacolo sulle piste da sci di fondo del mitico Mont Royal!
La prima volta i due Totani erano riusciti a fare poco più della metà del tracciato "intermediate", desistendo però sulla via del ritorno, scorciando il tragitto prendendo un bel contromano a fari spenti. Eh si, anche le piste di fondo possono essere a senso unico, come le vie in Venezia. Però questa volta la Totyna sembra decisa, per il suo compleanno vuole fare tutta la pista: 10.5 Km. Arriviamo quindi al Beaver's lake dove noleggiamo l'attrezzatura, e ci addrentiamo nel bosco in mezzo ad una discreta nevicata. Nonostante la neve e la temperatura siberiana la Totyna pare felice:

Sugli sci di fondo si sa, il difficile è la discesa, durante la quale non si ha quasi nessun controllo sugli sci (almeno, noi non ce l'abbiamo), e allora il Toty tutto fiero filma la sua dolce metà mentre scende senza alcun tipo di timore:


...e invece si. Della serie "non ci si può distrarre un attimo...". Intanto il bosco si fa più bianco mano a mano che saliamo versa la vetta vertiginosa (233m, ok è poco, ma farseli con gli sci un è mia pòo), e di tanto in tanto incontriamo altri sciatori:

La Totyna è sempre più lanciata, nonostante i logorroici moniti continui del Toty improvvisato maestro di fondo (terza sciata della sua vita) "Peso in avanti, stendi i bracci, racchetta, quando scendi spigola, quando sali spigola, magari mangiarsi una bella spigola! (ragno, branzino)".



Insomma, la salita procede così, fra qualche foto al paesaggio, un orecchio alla costante ricerca di qualche picchio, qualche caduta, fino a raggiungere i pressi della cima Coppi-Cartier, che evidentemente più esposta a venti e tormente, si presenta così:


E' un vero e proprio palazzo di cristallo quello che ci si presenta di fronte.

Ecco la principessa del palazzo.
Quella stessa sera, usciamo a prenderci una birra in compagnia di una coppia di amici nostri, Marcello e Milly, lui siciliano d.o.c.g. e lei parecchio cinese invece. Quindi una coppia che riflette appieno l'anima di Montreal. Temperatura della serata intorno ai -17°C, passeggiata di ritorno verso casa documentata:

Marcello comincia già a gridare dal dolore dovuto all'ipotermia. Quella stessa notte infatti gli verrà amputato il birrione (o 'nchiama).

New year's eve (ovvero: smaltiamo gli arretrati)

Salve gente, l'inverno canadese prosegue sempre più strano, con poche e rare ghiacciate intorno ai -20°C e ben più frequenti caldane sopra gli 0°C che mi ricordano tanto le sciroccate che un tempo capitavano alla fine dell'inverno in quel porto mediceo di cui ormai mi sfugge il nome. Come sensazioni interiori, è chiaro, non come temperature. D'altronde tutto è relativo, e veder piovere in febbraio a Montreal fa sicuramente effetto. Ma non è di questo febbraio che voglio raccontarvi, come avrete capito dal titolo, bensì del nostro capodanno di quasi due mesi fa. A quel tempo l'inverno pareva ancora "normale", la neve scendeva senza sosta per quasi quattro giorni consecutivi, le temperature erano ancora numeri interessanti (col "-" davanti e spesso in doppia cifra) da comunicare con goia ai nostri amici e parenti nel belpaese, i giorni passavano tentando inutilmente di colmare il vuoto lasciato dalla partenza di una decina di giorni prima dello Skaffali, e allora Toty e Totyna, per sentirsi un po' meno orfani del Di Centa parmigiano, decidono di invitare un po' di gente per il 31 dicembre. L'idea è di organizzare una cena Italo-Iraniana, ed il millefoglie portato dal francese Romain può benissimo rientrare nella categoria. L'unico quebecois invitato alla festa si presenta invece con una bella torta. Si, la torta del suo compleanno (4 giorni prima) che non ha fatto in tempo a mangiare poichè gliene avevano regalata anche un'altra! Mitico riciclo! D'altronde sono tempi duri anche nel regno dell'acero.

NOTA1: prima che mi dimentichi, vi ricordate i leggendari aceri rossi? Ecco, lo sciroppo d'acero generalmente non è fatto con quegli alberi! C'è un'altra varietà di acero molto più efficiente che rende dieci volte le quantità di sciroppo, zucchero e burro prodotte dagli aceri rossi. Fra l'altro il poco sciroppo che in certe zone viene ricavato dal vero acero rosso è molto meno zuccherato e da un sapore più intenso e particolare (e più caro!). Quindi, se mai qualche vostro amico vi vorrà portare dello sciroppo d'acero di ritorno dalla sua vacanza in Canada, ESIGETE la varietà più rara e pregiata derivante dall'acero rosso, sennò che regalo è?

Ma passiamo ad una foto di gruppo da cui potete ammirare gli invitati in casa Totani (o "Toty's," o "da Antonio" se preferite).

In realtà ne manca uno, Stefano, italiano, che si presenta a serata ormai inoltrata con una confezione di amaretti piemontesi. E facciamogli sentire a 'sti iraniani cosa significa "mangiare".
Questa la creazione dei Totani per la cena:

Lo so che c'è più mozzarella in quella di sinistra! Oh allora, mi sono regolato male! Sempre grazie alla Wambina per avermi iniziato nell'arte della pizza. Oddio, un momento. Ma ora che c'è una nuova Wambina nel nucleo familiare, come si distinguono Wambina da Wambina? Non possiamo nemmeno promuovere la mamma Wambina a Wamba, essendo codesto già il soprannome del babbo...Wamba, hai già pensato ad una soluzione? La situazione è seria.
Oltre alla pizza (condita successivamente con ciliegini, rucola e parmigiano comprato a peso d'oro) le tre ragazze iraniane hanno portato un elaborato piatto tipico persiano a base di carne di manzo, vegetali più o meno noti, e spezie dal sapore delizioso ma dall'odore nauseabondo (puzzava di piedi), il tutto accompagnato da una crosta di riso appositamente lasciato appiccicare insieme in fase di cottura.

NOTA2: mentre Toty sta scrivendo questo post, dalla finestra può ammirare l'attuale nevicata, che comincia a diventare imponente.

Come dolci poi, a parte la già citata torta di compleanno di Benoit il quebecois, vecchia di 4 giorni ma ancora ottima, come tutto ciò che si trova al supermercato del resto, abbiamo il millefoglie (3 foglie) di Romain (crema pasticciera ottima, va detto), un panettone Maina comprato in zona Cesarini dal Toty, e gli amaretti. Come digestivo, anzichè un ottimo ponce o un corretto al sassolino, l'allegra brigata opta per qualcosa di più salutare, ovvero un bel coro tutti insieme intonando "Bella ciao". Da notare che solo gli occidentali e il quebecois bevono vino, quindi per i persiani non ci sono scuse, sono così al naturale, in particolare Reza, il ragazzo in felpa rossa. Si incaponisce a voler imparare tutto il testo della canzone, non senza aver prima richiesto l'intera traduzione. Quell'anima pia di Stefano (ragazzo rossiccio con occhiali che vedrete nel video a seguire) gli scandisce tutta la canzone, affinchè Reza possa trascrivere per iscritto i suoni corrispondenti a quella che secondo lui è la pronuncia corretta. La cosa incredibile è che non ci va poi nemmeno così lontano, alchè ci vede stupiti, ma tale nostra reazione segna l'inizio della fine, perchè a quel punto, galvanizzato dal successo, non la smette più e va avanti letteralmente per ore, tentando di insegnare le parole anche alle amiche iraniane.


Toty, spinto dalla disperazione, lo accontenta anche accompagnandolo con la chitarra.
Che finaccia.


"I persiani antifascisti" (citaz. Nick)
Nel finale di serata, per quanto riguarda la parte "indoor", Toty ormai ha perso il senno come dimostra quest'ultima testimonianza filmata dalla Totyna.


Tralascerò poi la storia di D.J. Bobo (da legger con la "o" chiusa, quindi niente a che vedere col mitico Rondelli), che l'iraniano Reza ha più volte tentato di propinarci da youtube, raccontando invece della nostra sortita nella Vieux Montreal (http://www.vieux.montreal.qc.ca/) per goderci i fuochi di fine anno ed un concerto tutto quebecois (e ti pareva).

La verità però è che questi quebecoises sono un po' moscini a volte, e in piazza le danze stentavano un po' a partire. Allora la nostra comitiva comincia a lanciare durante il concerto varie "danze" di gruppo, che incuriosiscono chi ci sta intorno ma che ancora non osa unirsi. "Facciamo un bel trenino", accenna il Toty facendosi ormai contagiare dallo spirito adolescenziale dell'iraniano Reza. E fu così, che sulle note dell'ennesima canzone quebecois con l'ennesimo ritmo sempre uguale, il trenino di 10 sfigati si trasforma in un attimo in un treno che prende tutta piazza Jacques-Cartier, si arricciola su se stesso all'infinito, e passa da essere un treno ad un immenso girotondo che comprende migliaia di persone, francofoni cagacazzi, anglofoni gonfi di birra Borèale, italo-canadesi a caccia di portafogli o amicizie importanti, cinesi con la puzza di aglio tatuata addosso, francesi scappati da Sacosì, ma anche turchi, spagnoli entusiasti di tutto, portoghesi, vietnamiti, coreani, indiani che scuotono la testa-vallo a sapere se dicono "no non mi piace il girotondo" o "si mi piace"-, arabi di ogni dove, qualche yankee espatriato per via dell'assicurazione sanitaria, italiani in fuga senza cervello, iraniani in fuga dal servizio di leva obbligatorio biennale, rumeni sfonda-soffitti a tradimento, tutti insieme a festeggiare l'arrivo di un nuovo anno, ma sopratutto a festeggiare la fine di questo anno di merda, sperando in un futuro un po' più sicuro e con sonni più tranquilli. Questa è Montreal, un girotondo di speranza fatto di gente di tutto il mondo che spera di trovare qui un paese migliore, anche se surgelato per 6 mesi l'anno.
Alla fine, il concerto finisce, la folla si rintana al chiuso ad una velocità inaudita, ed io e Totyna ci avviamo in una romantica passeggiata notturna sotto la neve per tornare a casa, visto che la metro è ormai chiusa. Il nostro itinerario passa per Chinatown, dove notiamo quest'auto:

Nel paese dove la traduzione è d'obbligo, Toty provvede immediatamente a tradurre la frase sull'auto parcheggiata successiva:

Wamba, poi dinne male, lo sai cos'avrei potuto scrivere...

martedì 26 gennaio 2010

L'Epopea - riservato ad un pubblico adulto

Ebbene si, il giorno in cui il Toty ha deciso di tenere questo blog ha anche rinunciato, di comune accordo col suo ego, a qualsiasi forma di praivasi (e di pudore) e quindi, si ritrova qui, ora, per dovere di cronaca, a raccontare la sua più grande disavventura (fino a questo momento) in terra canadese. Le persone particolarmente impressionabili, ma anche quelle impressionabili un po' meno, e chi non regge particolari gratuitamente crudi e volgari, è pregato di fermarsi qui. Elisa, questo post non è per te!
Giovedì 21 Gennaio, ore 7.30 di mattina, la sveglia della famiglia Totanara suona senza pietà. Chissà perchè la Totyna per essere pronta un'ora dopo la mette così presto, io quando per andare all'università prendevo il treno di 5 all'8, mettevo la sveglia alle 7.30. Certo, dormivo già vestito è vero. Certo, non passavo praticamente in bagno, tutt'al più usavo quello del treno. Certo, col motorino passavo sotto la sbarra del passaggio a livello di Salviano quasi tutte le mattine. Già, poi facevo colazione sul treno con pane e pecorino o pane e frittata. Eppure quel treno non l'ho mai perso.
Comunque Toty si alza un po' a fatica. E' ancora convalescente per la recente influenza h1n1, la seconda influenza contratta durante il rigido inverno montrealino. Senza contare tutti i problemi del suo stomaco che da un po' di tempo gli dà la sensazione di aver inghiottito un supertele. Reflusso dicono i dottori. Evitare pomodoro, agrumi, spezie, pepe, peperoncino, cioccolata, latte, caffè, dolci, formaggi e non cucinare col soffritto...... il Toty si chiede ogni mattina se valga ancora la pena di vivere.
Il malessere del Toty diventa lampante. Si prova la febbre: 38.5. E che cazzo!!! Toty ha dei dolori lancinanti alla vita, anche l'intestino comincia a fare strani movimenti tellurici.
Ore 8.30: Toty fa chiamare un taxi al portiere del palazzo (si, Toty ha fatto i vaini). In taxi raggiunge la Clinique Medicale de la Citè. Lo riceve dopo un paio d'orette il dottor De Smet. Se lo ricorda subito. Sei quello dello stomaco? Si, ma ora sono qui perchè ho la febbre alta, dolori d'appertutto ma sopratutto alla vita, e non so perchè. Poi accenno a qualche rumorino proveniente dall'intestino. Lui prepara subito una lettera per il pronto soccorso, (p.s.) destinata all'amico Dr. Geraldo. Mi dice: vai a farti qualche esame d'accertamento, un'ecografia e gli esami del sangue. Vai al p.s. ma non fermarti dove ci sono i poliziotti, vai avanti e parla col mio amico. Telefona all'amico per essere sicuro che mi riceverà. Sembra che non ci siano problemi. Il tutto mi rincuora, il metodo è tipicamente all'italiana. Si. Ma siamo in Quebec.
Ore 11 circa. I poliziotti nella sala d'aspetto del p.s. mi placcano e non mi lasciano parlare col Dr. Geraldo. "Aspetta sulle sedie arancioni (stronzo)". Ok, mi metto ad aspettare, intanto faccio fatica a starmene seduto dai dolori. Accanto a me c'è uno che aspetta e che puzza letteralmente di mer..
Mi faccio coraggio, leggo un po' del mio libro ("Il cerchio celtico", di Larsson, non è un granchè se vi interessa). Nella mia scarsa lucidità ad un certo punto realizzo che tutti quelli che mi si siedono a sinistra passano prima di me. La fila di sedie arancioni ha un ordine cazzo!!! La coppia di carabinieri stronzi non me l'aveva detto. Una vecchietta di 85 anni mi passa avanti calamitandosi addosso tutti i miei più potenti (ma silenziosi) accidenti. Ce n'ha per 3 caate. Finalmente tocca a me. Serie di domande di rito, poi mostro trionfante la mia carta sanitaria (si Wamba, esiste, è arrivata a casa! lo so che hai le lacrime agli occhi, è stato un momento intenso anche per me quando ho visto che esisteva) e spiego il problema. La tizia alla fine mi prova febbre (nell'orecchio), pressione, ossigenazione (un aggeggino in cui mettere un dito) e mi rispedisce sulle sedie blu dicendo che la febbre ce l'ho solo a 38. Sempre più sofferente mi siedo fra le sedie blu, questa volta mi chiameranno per nome pare. Intorno a me c'è gente che parla per passare il tempo. Una donnina di 91 anni, vedova (strano) è stata moglie di un italiano. Con un filo di voce le chiedo di dov'era il marito. Lei, come tutti gli altri intorno, non mi sente. Rinuncio alla coversazione e stringo i denti. I dolori sono veramente assurdi. La gente intorno mi lancia occhiate cariche di pietà. Ma vaffanculo, penso.
Ore 12 circa. L'altoparlante chiama il mio nome. Vado. Una tipa dall'altra parte di uno sportello mi richiede da capo i miei dati, la carta sanitaria ecc.. Alla fine mi dice di andare sulle sedie blu. Ma ci sono già andato! Tornaci che poi l'altoparlante ti chiama. Ma come? Questo schema l'ho già passato! Macchè. La mia situazione sembra non evolversi, eccetto i dolori alla vita che mi fanno venire voglia di prendere a testate il vetro tra me e l'accomodante signorina. Torno sule sedie blu. Mi chiamano quasi subito. E' fatta, penso. Non avrei potuto pensare niente di più lontano dalla verità. Vado in una stanza per le visite. Mi appare una ragazza sui 25 anni che mi dice "salve, io sono il dottor....". Vabeh, tanto non ho niente di complicato, penso. Mi fa prima parecchie domande, e poi mi visita. Mi prova febbre (in bocca), pressione, ossigenazione. Intanto resto sdraiato perchè veramente sto male. La tipa dopo un'attenta visita conclude dicendo "sembra che tu stia male, ti dovremo tenere qui per un po' dandoti dell'idratazione". Se stavo bene secondo te venivo qui (troia)??? Poi esce di stanza e torna dopo almeno 15 minuti scusandosi. Mi fa a quel punto delle domande sul mio passato "clinico", allora fra le varie cose accenno ai miei vecchi problemi di prostata. Il suo sguardo cambia. Qualcosa mi dice che non avrei dovuto dirlo. La giovincella specializzanda si infila lentamente un paio di guanti bianchi e prende un tubetto di liquido gelatinoso..........E che cazzo! Passi per un vecchio urologo 60enne del Santa Chiara, passi anche se è pisano, ma proprio da una ragazzetta?!?!
In quel momento mi viene in mente il modo in cui si ammazzano i porpi, rigirandogli la testa dall'interno.
Poi mi fa togliere i vestiti e mettere un camice da ospedale. Il morale del Toty (che sarei io) è bassissimo. Mi fanno una specie di ricovero "day hospital" per fare vari esami e per idratarmi. Ok, aspetto pazientemente che mi liberino.
A quel punto mi mettono su un letto in una delle tante nicchie in una specie di reparto e arriva un'infermiera sempre sotto i 30 che mi vuole mettere un tubo nella vena. Capite, un cazzo di tubo nella vena a me, che svengo anche per un vaccino!!! Sono stati momenti duri, ho tentato di corrompere l'infermiera per farmi scappare dalla porta sul retro ma la sua integrità professionale ha prevalso. Mi hanno messo sta sonda nel braccio cominciando a darmi sacche e sacche di soluzioni di cui ignoro il contenuto, mi hanno tolto 2 volte il sangue e sospetto anche che mi abbiano drogato con morfina o chissà cos'altro...oppure era il delirio della febbre alta. Il fatto sta che ho cominciato a salutare tutti in reparto, e pareva che i vari portantini e infermieri passassero dal mio letto apposta per divertirsi un po' alle spalle dello stonato Toty. Dopodichè è cominciato un andirivieni per fare le varie lastre e ecografie. Veniva un portantino (secondo me sempre diverso) per portarmi nei vari reparti guidando il mio letto tipo ferrari su e giù per i corridoi. Io intanto non perdevo occasione per fare amicizia con ogni paziente che mi incrociava. Ad un certo punto ad un portantino dico in francese: "cazzo ma non c'è nessuno in quest'ospedale che parla italiano?" e lui "ce n'era uno, ma se n'è andato". E poi ride e ride e ride. Un altro mi prende per farmi entrare nella stanza dei raggi X chiedendomi se sono Antonio Malacarne. Rispondo "QUELLO CHE RESTA...di Antonio Malacarne". Il portantino ride. Poi mi accorgo che in realtà è il tecnico dei raggi X. E' orientale ma parla quebecois peso. Dopo è la volta dell'ecografia all'addome. Mentre il portantino mi spinge a velocità proibitive io gli dico "parla un po' con me, facciamo amicizia". Lui mi dice che va bene. Allora gli chiedo dove mi porta, il mio terrore è la gastroscopia. Lui mi risponde che tutti gli chiedono sempre la stessa cosa, ma che lui non può rispondere. Io gli dico che comunque glielo chiedo, poi se non risponde, la cosa non è molto importante. Il pomeriggio continua così, fra pollici alti lanciati alle varie donnine sui letti a bordo del corridoio, larghi sorrisi a infermieri ed infermiere indistintamente, come un mollusco ormai asessuato, e sguardi carichi d'odio ogni volta che un infermiere si avvicina con una siringa in mano. E quanto sangue vi serve? E' la terza volta che venite. La dottoressa 25enne mi spiega che serve per creare una curva di tendenza dei miei dati, pare che i globuli bianchi fossero alti, ma si stanno abbassando. Mi chiedono dove potrei avere l'infezione. A me lo chiedono!!! Dopo 3 prelievi del sangue, 5 radiografie, un'ecografia a mezzo corpo, esami delle urine, 8 visite fisiche fatte da 8 dottori diversi, 18 litri di liquidi iniettati impunemente nel mio corpo, e ancora non hanno idea di che cazzo abbia! Nel frattempo ogni tanto l'infermiera più gentile mi porta sempre col lettino al telefono del reparto per provare ad avvisare Totyna. Poverina, le prenderà un colpo. Niente. Il cellulare di Totyna è sempre staccato. L'ansia mi sale, ma dopo un po' (quantificare il po' è difficile, nella mia confusione mentale) ecco che dalla tendina che mi divide da uno che parla come Ranjan Gangopadiai (potrebbe anche essere stato lui, non ho mai visto chi ci fosse da quel lato della tenda) appare la Totyna. Non sapeva nulla poverina e mi trova in un letto d'ospedale con un tubo nel braccio e lo sguardo di un liceale dopo la prima canna di maria. Il momento è struggente e ve lo risparmio. Totyna, in un'epopea nell'epopea, nel frattempo è riuscita a rintracciarlo recandosi alla clinica da cui è partito il Toty la mattina. Aveva terminato il credito nel cellulare ed in questo simpatico paese se finisci i soldi non puoi nemmeno ricevere telefonate o messaggi, dato che paga anche il ricevente. Toty rassicura Totyna ma sopratutto è il contrario. L'arrivo di un infermiere grande e grosso pone fine all'idillio frutto del ricongiungimento familiare, e tanto per cambiare l'omone mi dice "une prise de sang". Altro sangue. Il Toty lascivo concede il braccio sinistro, quello della prima s..a. Ad un certo punto l'infermiere dice "fatto". Come fatto? Ma non ho sentito niente. Controllo il braccio, effettivamente c'è un toppino nuovo. A quel punto gli dico semplicemente "you are the best of today". Lui mi risponde con un suono tipo "jlsè". "Lo so", mi ha risposto. Mi sorride e se ne va. Intanto è giunto il momento per il Toty di cambiare l'acqua al pesce. Toty dopo un primo utilizzo umiliante del pappagallo preferisce raggiungere il bagno portandosi dietro a mano la flebo. Il tutto gli ricorda tanto E.R.. Subito dopo arrivano in coppia una dottoressa finalmente di mezz'età con la sua aiutante. E' l'esperta di infezioni. Mi visita, mi controlla febbre, pressione, ossigenazione e comincia a confabulare con l'aiutante. Poi lascia con me la giovincella che mi rifà le solite 1000 domande sulla mia vita medica ecc ecc. Intanto la dottoressa più anziana torna con uno spillone di circa 30cm. Comincio a sudare freddo. Dove me lo vuoi infilare??? Si avvicina con un sorriso diabolico dicendomi "test des voies urinaires".
Controllo delle vie urinarie.
Vi lascio immaginare dove sia stato infilato lo spillone, rigirandolo anche un po' per prelevare eventuali batteri. Ma non è ancora finita. Si infila i guanti anche lei. Si. Anche lei vuole controllare la mia prostata. La lascio accomodare, finchè alla fine, annoiata, non se ne va, probabilmente in cerca di un'altra cavia da torturare.
Dopo un po' ricompare dicendomi che l'indomani mattina farò la famigerata...GASTROSCOPIA. Poi torna ancora a confabulare con l'assistente, probabilmente lanciando le ipotesi più disparate sulla mia malattia, come in Dr. House. Quindi ormai è chiaro, passerò la notte in ospedale, però in un altro reparto, più tranquillo, così dice. Oltretutto dovrò stare digiuno e dopo la mezzanotte non potrò nemmeno bere. La tortura non conosce fine. Il Toty accetta, riluttante.
Nel frattempo squilla il cellulare del Toty, chiaramente in ospedale è vietato. Toty noncurante risponde. E' Lazagna. Ha saputo che sono ricoverato da Park. L'avevo chiamato poco prima per avvisarlo che avrei saltato il meeting del giorno dopo. Quando Josè conosce tutta la vicenda la Totyna sente distintamente dal cellulare un sonoro "Fuck off". No, non dice a me, è solo una variante di amazing e awesome. Lasagna continua a martellarmi di domande e suggerimenti, dice che sembra proprio che il Canada non mi voglia, nonostante anche lui abbia sofferto delle stesse cose un paio di anni prima, non mi da un attimo di respiro, per un po' non riesco nemmeno a dirgli che devo buttare giù perchè l'infermiere che mi si è parato davanti sembra abbastanza incazzato per la telefonata. Gli sussurro "it's my boss...". Mi concede qualche altro secondo, ma devo comunque praticamente buttargli giù il telefono in faccia.
A quel punto spostano il letto in un altro reparto, in una stanza divisa a metà con una coppietta di vecchietti. Lui siede sul letto con giacche e borse, tutto pronto a partire. Lei siede sulla poltrona a fianco, ma è lei la paziente, lo si vede dai toppini sparsi per le braccia. Stanno lì e aspettano. Mi ricordano i vari personaggi che si incontrano in Monkey Island nei vari schemi sull'isola, che mi sono sempre chiesto se se ne stanno sempre lì a fare la stessa cosa o mentre il tuo personaggio se ne va in giro anche loro possano farsi un po' i cazzi loro. La vecchietta comincia a rivolgerci la parola. In inglese non si capisce niente. Prova in francese. Quello sarebbe francese? Pensa il Toty. Lei sbuffa. L'unica cosa che capisco, quando la Totyna esce a comprarsi la cena, è quando mi dice che la mia fidanzata ha proprio un bel viso. A quel punto penso che l'ho giudicata male, in realtà è una simpatica vecchina. Poi passa l'infermiera e la vecchina la ferma dicendole " non è possibile starsene qui con questi 2 accanto che non parlano francese, non parlano inglese...eh vabeh, sono giovani, cresceranno". Si, io crescerò, ma te schianterai dai e dai! Con la Totyna allora comincio a spregio a parlare male di loro in italiano, lo so, è stato un'ignobile azione, ma dopo una giornata così concedetemelo. Nel frattempo, avvicinandosi lo schema finale, quello del mostro, le cose si complicano ancora, e al Toty comincia a venire una "daiaria" eccezionale. Toty in pratica passa metà della notte in bagno, riproponendo ogni 10 minuti via via tutti i liquidi fornitigli durante il giorno. Inoltre, poco dopo aver informato l'infermiera dei miei recenti sviluppi cagherecci, la vedo tornare con 1 contenitore tipo vasino di bimbo piccino e dentro altri 2 piccoli contenitori. La richiesta è chiara e non ha bisogno di commenti. L'operazione viene svolta dal Toty nella solitudine assoluta del bagno. Dopodichè i 2 campioni vengono consegnati all'infermiera dicendo "Hoping it will be enough...I'll never do it again!". In compenso ha imparato un sacco di cose in francese, tipo come dire diarrea, ago, puntura, feci, urine, globuli bianchi, dito in culo ecc. ecc.. L'unico accadimento positivo è che ci spostano ancora portandoci via dalla coppietta di vecchietti in eterna partenza. Probabilmente sono ancora lì con le giacche pronte sul letto. Ci spostano in una stanza singola perchè hanno paura che la mia infezione possa essere contagiosa, pur ignorando ancora cosa io abbia. Totyna per rimanermi accanto è costretta ad indossare guanti e càmice usa e getta. Come a dei malati in quarantena per la peste bubbonica, chiudono la porta appendendo verso l'esterno un cartello che avvisa il pericolo di contagio (vedere immagine).


Ogni tanto dalla parte alta della porta, che è a vetri, spunta la testa di un infermiere o un dottore che ci scruta e se ne va. Mah!
La notte passa lenta, con frequenti ed improvvise scorribande del Toty nel suo bagno privato. La Totyna lo veglia e lo assiste, staccando il cavo di alimentazione della pompa della flebo per facilitargli la fuga verso il cesso. Solo verso le 6 il Toty riesce finalmente ad assopirsi, ma ecco che subito un'infermiera del turno mattutino arriva chiedendo la solita "prise de sang". Lo prende nel sonno, tuttavia il Toty fa ancora in tempo a sudare freddo, sopratutto quando la puttana tira via malamente l'ago. Ekkekkatzo!!! Il digiuno assoluto del Toty continua ma il grastrologo lo viene a trovare in mattinata dicendo che dovrà aspettare fino al pomeriggio per la visita. Passano le ore, il Toty ha fame, sete, è esausto e sopratutto ne ha piene le palle di quelle sacche d'idratazione. Voglio andare a casa! Mammaaaa! Finalmente verso le 15 arriva un portantino per prelevare il mollusco. "Si va a fare la gastroscopia". "Ma fa male?". "Tranquillo, con uno spray sederemo la gola e tramite la sonda ti daremo qualcosa per rilassarti". "La cosa mi tranquillizza, anzi un po' di droga credo mi farebbe proprio bene!". Arrivo nella stanza della tortura. L'assistente mi fa le solite 1000 domande, ormai ho le risposte già salvate in memoria. Maschio, 31 anni, niente allergie, non sposato ma convivente (common-law partner, il Canada sì che è avanti), si pratico solo sesso sicuro, no, con nessun'altra donna o uomo, solo con la Totyna, no che non mi drogo, si lo so che è importante essere sinceri ma no che non mi drogo, alchool solo in Italia, qui fa troppo schifo e costa troppo, da grande voglio fare l'ingegnere, così sarò un tecnico e girerò il mondo. Beh, la stritta sulla parete della A11 di Ingegneria a Pisa non diceva il falso. E anche l'omino rachitico con in spalla il compasso gigante ora mi somiglia, deperito come sono. Ecco lo spray. Aiuto, non deglutisco più. Ecco lì il mostro finale: l'apparecchio per la gastroscopia che col suo tubone pare la testa di Medusa con un'unica lunghissima serpe. Ecco anche il dottore, salve dottore tutto bene? Io sto bene, a parte le voci...non ricordo molto altro dell'esame, solo che a un certo punto il dottore ha tolto dal mio stomaco un tubo di 5 metri con un gesto da vero esperto. Tutto bene dice, hai solo l'esofago molto arrossato. Torno giù in stanza, con Totyna faccio qualche risata, evidentemente era roba buona quella che mi hanno dato. Poco dopo chiamano i miei genitori e mi sentono in forma smagliante. Ignorano che loro figlio è sotto l'effetto di una droga. Dopo qualche tempo torna il team degli esperti di infezioni, ora sono in 3, si moltiplicano come i conigli. La dottoressa conclude che PROBABILMENTE ho un virus all'intestino e mi da una cura per il reflusso allo stomaco. Mi indica la mia cena (riso bianco, pesce al vapore e brodo di pollo, dessert di gelatina a qualche frutto strano, il pasto più buono che abbia mai fatto), finalmente dopo 48 ore mangio. Poi mi dicono che sono libero di andare, e allora mi viene in mente John Belushi all'inizio di Blues Brothers, quando esce di prigione. Eh ma aspettate un momento, e il tubo nel braccio? Cosa faccio, me lo porto a casa? Niente paura, arriva un'infermierina tutta vestita di rosa che mi dice di stare tranquillo, me lo toglie in un attimo. Allora le spiego che il giorno prima, per mettermelo, abbiamo quasi demolito il reparto. Lei sembra fiduciosa. Dice di stare tranquillo. Io mi fido. Lei toglie tutto e poi mi guarda con aria colpevole dicendo "scusa ma mi è cascato un po' di sangue per terra". "E a me che cazzo me ne frega, tanto guardavo dall'altra parte, ma c'era proprio bisogno di dirmelo???". La Totyna lancia uno sguardo per terra e sbianca. Ok, continuo a fissare il muro che è meglio. Pian piano pulisce tutto (a parte il càmice del Toty che pare uscito da Shining). Io le dico di non preoccuparsi, ormai sono diventato uomo. Poco dopo addirittura mi arrischio in bagno da solo, anche perchè sennò me la facevo addosso. Mi cambio rimettendomi i miei vestiti civili, mi bardo con la giacca da esquimese e ci avviamo verso l'uscita, non senza salutare tutti i miei nuovi amici del reparto. E' quasi triste andare via, mi stavo già affezionando, stava diventando un po' la mia nuova famiglia, dopo aver perduto il tanto amato cnitu.